La mia bacheca di Facebook si è velocemente popolata di veementi blog post contro le esortazioni di Jovanotti a lavorare gratis se, in quel lavoro, c’è per noi una esperienza importante.
Queste esortazioni sono state per me particolarmente stridenti in un momento in cui io sto lavorando gratis a un progetto, e ho chiesto ad altre persone di lavorarci gratis, insieme a me.
Sento già le obiezioni di qualcuno di voi: è volontariato! Non è lavoro. No. È lavoro. Sto facendo una cosa per la quale sono preparata. Una cosa che fa parte di un set di competenze professionali che ho messo a punto in anni di lavoro e studio e per la quale, normalmente, mi farei pagare.
Perché ho scelto di farla gratis? È molto semplice: il progetto al quale sto lavorando mi piace moltissimo, e le persone che lo stanno portando avanti non hanno soldi per pagarmi. Io avrei potuto decidere di lasciar perdere e passare al lavoro successivo. Eppure, invece, ho deciso di dire sì. E sono stata così folle da trascinare altre due persone in questa avventura (persone che non ho letteralmente “trascinato”, persone che ho invitato e che hanno deciso di partecipare).
Io credo che lavorare gratis sia – in determinati casi – una cosa importantissima e che il dibattito tra “lavoro gratis sì” e “lavoro gratis no” sia incredibilmente inutile. Incredibilmente inutile.
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